Il rischio tromboembolico è apparentemente ben conosciuto, ma purtroppo non sempre ben valutato. Ci sono situazioni come l’allettamento e la traumatologia minore che possono in alcuni pazienti rappresentare un rischio di tromboembolismo venoso (TEV) spesso sottovalutato. La medicina di genere viene alla nostra attenzione ogni giorno e la coagulazione non è esente da tale peculiarità. È noto, per esempio, che le donne gravide presentano un aumentato rischio di sviluppare tromboembolismo venoso (TEV), da 4‑5 fino a 10 volte maggiore rispetto alle donne non gravide, un rischio che non si spegne nel puerperio. Ma anche la diffusa pratica contraccettiva ormonale pur con un basso rischio, può dare spiacevoli complicazioni trombotiche là dove non si effettuano le necessarie valutazioni coagulative e del rischio tromboembolico personalizzato.
Nel 10-15% delle donne si può realizzare una patologia, la Vulvodinia, che pur se da tempo indagata con studi fisiopatologici e clinici, non è ancora ben conosciuta dalla totalità dei medici siano essi di medicina generale o ginecologi. Le donne che ne sono affette hanno importanti limitazioni nella socializzazione e nei rapporti sessuali per la presenza di un dolore assordante e insopportabile spontaneo o provocato. Il corso vuole fare il punto su questi aspetti mettendo la donna al centro delle relazioni e della discussione, ritenendosi ormai chiaro che alla donna appartengono peculiarità fisiopatologiche che richiedono conoscenza e quindi un approccio terapeutico particolare e personalizzato.